disegno di Leila
NONCELAFACCIO E CHESCHIFEZZA – FIABA SULL’AFFRONTARE I VISSUTI SCOMODI
Il Cerchio dei papà e delle mamme a Montevecchia (LC)
Martedì 12 gennaio 2021
Sintesi di Maria Casiraghi e Roberta Cassia
Nell’anno 2020/21 si è scelto di tornare alle radici dello stile Astrid : la fiaba come porta d’ascolto del mondo interiore. Il Cerchio dei papà e delle mamme lavorerà a partire dagli spunti offerti dalle fiabe che via via si andranno leggendo insieme. Sempre con la circolarità, l’assenza di giudizio, la trasversalità che caratterizza il nostro lavoro.
La storia dei fratelli Noncelafaccio e Cheschifezza è ambientata in un villaggio, dove c’è l’usanza di affidare, ogni anno a due bambini, una prova da portare a termine da soli. Ai due fratelli viene affidato il compito di trovare il Drago degli Abissi e di riportare al villaggio uno dei suoi denti magici.
Fratello e sorella non hanno alcuna intenzione di adempiere al loro incarico ma, come spiegano la mamma e il papà, non è concesso di sottrarsi al loro destino.
I bimbi, spaventati e preoccupati, partono all’avventura portando però con sé una bussola magica, donata loro dai genitori, dono a loro volta ereditato dai nonni. Essa sarebbe stata di aiuto nei momenti di difficoltà.
La bussola li conduce nel luogo dove vive il Drago degli Abissi, che compare loro in tutta la sua grandezza ma anche vulnerabilità: il drago si lamenta di avere un gran mal di denti.
Noncelafaccio, facendosi forza con il suo talismano magico, approfitta della situazione di difficoltà del drago e inventa una bugia, che consente ai bimbi di uscire sani e salvi dalla situazione: i due fratelli dicono di essere dentisti e il drago chiede il loro aiuto per liberarsi dal dolore di quel dente cresciuto storto.
Con riluttanza e difficoltà i bimbi riescono nell’intento di togliere il dente, ma il problema da affrontare adesso è che quel dente prelevato deve essere portato al villaggio e consegnato ai saggi del paese.
Facendosi nuovamente coraggio, con l’aiuto della bussola magica dei genitori, Noncelafaccio riesce a chiedere al drago di tenere il dente per sé. Egli acconsente, a patto di ricevere un piccolo gesto gentile da parte di Cheschifezza.
La bimba, vincendo lo schifo, si accorge dei meravigliosi occhi del drago e gli confida la sua meraviglia.
Il drago è finalmente soddisfatto e si rivela essere una creatura saggia, che tutto conosce e tutto sa: li ringrazia e li nomina Coraggioso e Fiduciosa.
I bimbi tornano a casa grazie all’aiuto della loro bussola e ottengono l’abbraccio dei genitori e gli onori del villaggio.
Nel gruppo emergono diversi aspetti che vengono toccati nella fiaba.
Si parla delle difficoltà e delle risorse che permettono di trovare quelle strategie per poter affrontare e mantenere un equilibrio: affrontare l’ignoto dei cambiamenti e dell’assolvere i compiti alle richieste del vivere. La bugia che i bimbi raccontano al drago è una strategia, è un modo per “salvarsi la pelle” e poter restare vivi di fronte al pericolo, una strategia appunto, per mantenere “un equilibrio”.
La bussola che i genitori regalano ai loro figlioli e che è appartenuta anche a loro e ai nonni ancora prima, rappresenta l’intuito, quell’orientamento verso il proprio futuro a partire dal chi si è, senza il giudizio di come si è.
Il drago è il sentimento dell’amore che agisce con tutte le sue potenzialità e vulnerabilità, orienta verso il volere bene, dà valore a cosa si fa e all’ obiettivo da raggiungere; dà la libertà di tornare sui propri passi, a casa dai propri cari, fare i conti con se stessi, con i pregiudizi e le fragilità che ci sono.
I genitori danno ai figli gli strumenti per vivere la loro vita, ma non possono farlo al posto loro. Ogni figlio ha da affrontare il suo futuro da solo, guidato dall’orientamento dato dai propri genitori: la loro esperienza utilizzata, riletta, adattata, corretta, copiata…
Il genitore non può risolvere tutti i problemi del figlio/a (anche se il figlio/a talvolta lo pretenderebbe), ma può dare gli strumenti adatti per affrontare la vita .
Il sociale poi (nella storia, il villaggio e i suoi abitanti) funge da stimolo e da contenimento, è rete di relazioni e riferimenti, sostegno alla crescita degli individui e della famiglia, ma mai sostitutivo degli affetti famigliari.
Questa fiaba attraversa il terreno sconnesso dei vissuti scomodi e dà conferma di poterlo superare : rimanda allo spavento dell’ignoto, alla paura di crescere quando si teme di essere giudicati, alle resistenze nell’affrontare le regole e le difficoltà; conferma che ci sono già innate le risorse che servono, avendo in tasca la fiducia di sentirsi amato e di poter amare.
Il finale non è a sorpresa, per Astrid è l’irrinunciabile alleanza tra genitore e figlio che permette di giostrarsi efficacemente tra autonomia e protezione, in un disegno ampio dove l’intensità e l’ambivalenza delle emozioni possono convivere e portarsi a compimento, quando attivo è il sentire e il volere bene.
La fiaba: I fratelli Noncelafaccio e Cheschifezza
C’era una volta un paese dove c’era questa usanza: il primo giorno dell’anno si radunavano in piazza tutti i bambini più grandicelli, ed il capo villaggio estraeva a sorte il nome di due di loro.
Il bambino o la bambina così scelti dovevano partire per l’avventura, e tornare con un dono per il villaggio dimostrando di essere diventati grandi e coraggiosi. Era una prova che tutti temevano, perché si chiedevano: “Riuscirò a tornare più forte e coraggioso? E cosa incontrerò nel mio cammino? E ce la farò a superare tutti gli ostacoli che troverò?”.
Quell’anno, la prova consisteva nel tornare al villaggio con un dente magico del drago degli abissi: sembrava a tutti un’impresa impossibile!
Immaginatevi quando la sorte scelse proprio un fratello e una sorella soprannominati Noncelafaccio e Cheschifezza perché dicevano sempre così davanti a qualsiasi cosa si proponeva loro. Per esempio: “ Vieni a pattinare sul ghiaccio con noi? “No, non ce la faccio” rispondeva il bambino che aveva paura di cadere. Oppure : “Vuoi costruire una collana con noi ?”, “No, che schifezza!” rispondeva la bambina, che aveva paura di non sapere come farla.
A loro prese quasi un colpo! Tornarono a casa dai genitori e Noncelafaccio disse al papà:
“Non voglio andarci! Non ce la faccio e non ce la farò mai!”
Cheschifezza disse alla mamma: “Ma che schifezza! Una cosa così stupida non la voglio certo fare!”
I genitori risposero: “È vero figlioli, è una prova molto dura e la legge dice che non possiamo venire con voi, ma vi daremo un oggetto magico che vi aiuterà a superare ogni ostacolo, così non sarete soli e siamo sicuri che ce la farete!”
Così detto, il padre andò a sollevare una piastrella del pavimento sotto il letto e da lì prese un fagottino scuro, che porse al figlio: “La bussola magica che trovate dentro a questo sacchettino è un bene di famiglia da tempi immemorabili. Io l’ho ricevuta da mio padre, vostro nonno, e mi ha aiutato sempre nei momenti di difficoltà.”
“Che schifezza, è proprio conciata ! Non ce la farò ugualmente …Ma come funziona?”, chiesero i due fratelli.
“Funziona così”, disse il papà. “Quando avrete bisogno di sapere dove andare o come tornare a casa, dovrete tenerla davanti a voi, le chiederete aiuto e chiuderete gli occhi: la bussola vi condurrà sani e salvi a destinazione.”
“Che schifezza, non mi sembra di grande aiuto …non ce la farò mai!”
Noncelafaccio e Cheschifezza partirono il giorno stesso con la bussola e uno zaino pieno di provviste preparato dalla mamma, e con una gran fifa e tristezza nel cuore. Non si voltarono nemmeno a salutare nessuno per timore di piangere.
Andarono dritto dritto e camminarono senza mai fermarsi fino al tramonto e poi chiesero alla bussola : “Adesso dove dobbiamo andare per trovare il drago degli abissi? Aiutaci!”
Chiusero gli occhi e sentirono che la bussola li trasportava. Aprirono gli occhi e si trovarono sopra una scogliera a picco.
“Che schifezza sto posto!” disse la sorella “Fa pure freddo…”
“Aiuto! E se compare il drago come faremo?” disse Noncelafaccio.
Non fece in tempo a terminare la frase che dal mare emerse una enorme testa di drago attaccata a un collo lunghissimo. I due bambini si spaventarono, perché la testa si stava avvicinando a loro velocemente ma poi si posò pesantemente sulle rocce un po’ più in là.
“Ohi, ohi che mal di denti …
“si lamentava il drago degli abissi, che non aveva ancora visto i due bambini. “Ohi, ohi che mal di denti …”, girò gli occhi e li vide : “Chi siete voi?”
“Siamo Noncelafaccio e Cheschifezza” dissero i due, tremando.
“E che ci fate qua?” chiese il drago. Noncelafaccio non riusciva ad aprir bocca mentre Cheschifezza non poteva parlare a quel mostro così schifoso. “Allora?”, spalancò la bocca il drago e i bambini videro un dentone che cresceva storto nella bocca del drago.
Noncelafaccio strinse forte la bussola che gli aveva dato il papà e riuscì a dire: “Noi siamo …due dentisti! Vuoi che ti aiutiamo?”
“Oh sarebbe magnifico!” disse il drago . “Potreste cavarmi quel dentone che mi sta crescendo storto?”
Noncelafaccio si voltò verso sua sorella: “Ti prego, fallo tu! Io non ce la faccio, ho paura!”
Cheschifezza disse: “Nemmeno per sogno! Andare dentro a quella boccaccia di drago: che schifezza! Che schifezza!”
Il drago iniziava ad arrabbiarsi : “Allora, siete o no dei dentisti? E allora toglietemi subito questo dente, altrimenti chissà che, mangiandovi, il dolore mi passi un po’…”
“ Sì, sì, certo!”, dissero insieme i bambini, dopo aver stretto ancora tra le mani la bussola. Legarono attorno al dente del drago una corda lunga che si erano portati da casa, mentre l’altro capo lo legarono a una roccia.
Alla fine il dentone venne via. Ma come avrebbero fatto i due fratellini a portarlo al villaggio?
Noncelafaccio strinse di nuovo la bussola che gli aveva dato il papà ed ebbe il coraggio di chiedere : “Drago, in cambio del nostro servizio, potresti darci il dentone che ti abbiamo estratto?”
Il drago sorrise e disse : “Sì, se tua sorella riuscirà a farmi un gesto gentile.”
Cheschifezza fece un balzo indietro inorridita: “Che schifezza.”
Ma il fratello le diede la bussola: “Stringila, ti darà coraggio e fiducia.”
E così la sorella fece: si avvicinò al drago e iniziò a guardalo negli occhi… sorprendentemente aveva degli occhi bellissimi!
Così, accarezzandogli il muso disse: “Drago, scusami ma prima non avevo notato che hai degli occhi stupendi.”
Il drago si illuminò tutto e disse: “Ecco, ci siete riusciti!”
Allo sguardo stupito dei due, il drago continuò: “Io so perché eravate venuti qua, la mia saggezza e sapienza è sconfinata. Adesso potete tornare a casa vostra e, d’ora in poi, vi chiameranno Coraggioso e Fiduciosa, perché avete aiutato il drago degli abissi e avete avuto una parola gentile per lui. Arrivederci, amici!”
I due fratelli chiesero alla bussola di riportarli a casa, e così avvenne. Abbracciarono i genitori e li ringraziarono della bussola magica, perché senza non avrebbero superato la prova. Il capo villaggio li premiò per aver portato il dente magico, che avrebbe aiutato i sapienti del paese per le loro magie.