Matera – Museo D. Ridola, da Irsina. Frammento di cratere a campana lucano a figure rosse. Scena di danza dionisiaca. Pittore di Amykos, circa 420 a.C.
DIALOGHI POSSIBILI – COLLABORAZIONI SINERGICHE TRA PROFESSIONALITÀ E ARTI
di Carmen Greco e Palma Domenichiello
La collaborazione tra diverse professionalità è efficace se è il risultato di un dialogo fatto di un reciproco rispetto, dove le specifiche personalità non vengono né soffocate né troppo evidenziate. Il lavoro diventa una “danza equilibrata” dove gli utenti sono i protagonisti dell’azione.
Premettiamo che ogni azione si svolge all’interno di uno spazio, la cornice dove gli individui si esprimono da soli o creando connessioni e/o conflitti. Questa considerazione è applicabile sia agli utenti sia ai professionisti. Perché la collaborazione avvenga in connessione, è fondamentale che le persone che conducono siano solide, in modo da non agire le induzioni emotive, riferite al contesto operativo (scuola, agenzie educative, sportive, ludiche, ecc.). Spesso in un intervento educativo e/o terapeutico assistiamo a dinamiche emotive competitive che, solo se si è risolti nell’identità, si è in grado di gestire e di riconoscere come appartenenti all’utenza. Teniamo conto che la competizione si attiva quando ci si sente minacciati e, nella competizione, non si riesce a dialogare perché ciascuno è concentrato su se stesso e sul “far fuori” l’altro. L’esclusione è un meccanismo di autodifesa che nasconde però la personalità ego-centrata e fragile di chi non regge il confronto con l’altro. Se però ci si imbatte in un “io” ego-sintonico al proprio, avviene un inevitabile scontro tra pari che impedisce (almeno in una fase iniziale) il dialogo proficuo e la condivisione di risorse.
La competizione è una fragilità dell’ “io”, la collaborazione invece è un ponte di fiducia e apertura verso l’altro; è mettere insieme le proprie risorse per creare qualcosa di nuovo.
Se riflettiamo, è quanto avviene originariamente all’interno di una coppia che s’impegna a mantenere costante il dialogo e a rimodularlo a secondo dei cambiamenti esistenziali (es. nascita di un figlio, lutto, malattie, ecc.) all’interno della rete familiare. Se c’è un buon funzionamento, il sistema evolve, al contrario un funzionamento conflittuale, mette in crisi il sistema.
Su questi fondamenti e riflessioni si è sviluppata la nostra collaborazione sia in ambito educativo, pedagogico che terapeutico.
Nel 2017, dopo la pubblicazione del libro “ Il ritorno del Monachicchio” (Edizioni Antezza) e, in seguito ad una sperimentazione laboratoriale presso l’Associazione La Fenice di Matera, abbiamo attivato un progetto in più scuole dell’infanzia rivolto ai bambini in età compresa tra i tre e i cinque anni. L’intervento si è svolto all’interno delle sezioni delle scuole aderenti al progetto, in compresenza delle insegnanti e dei bambini.
Dopo un momento di presentazione, che avveniva generalmente in cerchio, si procedeva alla lettura del racconto, accompagnato da momenti ludici di attivazione corporea.
L’efficacia dell’intervento era dato dall’interazione armonica tra racconto e attivazione ludico–corporea. L’alternanza tra racconto verbale e azione in movimento scaturiva da un attento ascolto emotivo sia con le insegnanti sia con i bambini.
Premettiamo che, per l’efficacia di un progetto, è indispensabile una raccolta iniziale di dati che possono essere forniti solo da chi conosce e da chi lavora quotidianamente con i bambini o utenti. Sarebbe addirittura indispensabile un incontro preliminare anche con i genitori (gli unici che sono i testimoni fin dalla nascita della storia dei loro figli) ma per motivi prettamente logistici e tempistici, non sempre è possibile.
L’interazione tra più “attori” rende complesso e allo stesso tempo più ricco il risultato di qualsiasi progetto, anche se i tempi possono essere variabili poiché funzionali ai processi di elaborazione e di assestamento fra le parti coinvolte. Se riflettiamo tutto ciò avviene anche nei nostri processi psichici celebrali: se facciamo dialogare bene i nostri emisferi (emisfero destro preposto principalmente elle funzioni creative, non verbali, immaginative, ecc; ed emisfero sinistro preposto ad elaborazioni razionali, processi verbali e consapevoli), integrando in modo armonico le specificità, le nostre funzioni mentali si articolano meglio e producono risultati soddisfacenti, sia in campo clinico che relazionale.
Ad esempio, in campo clinico le persone con d.o.c. o con attacchi di panico hanno inibito alcune funzioni, esasperandone altre (eccessivo controllo razionale, inibizione di alcune emozioni e funzioni, traumi non elaborati, eccessivo di-stress).
Nelle collaborazioni si riproduce il funzionamento delle connessioni neuronali del cervello. La saggezza intrinseca nel nostro sistema cerebrale consiste nel poter integrare le parti escluse e/o inibite, attraverso un processo di risanamento che spesso è correlato ad un percorso di auto-guarigione. Tutto ciò avviene se parte dalla consapevolezza di un disagio. Si innesca così un percorso di cambiamento che è attivato dalla persona stessa. Se la persona non riesce individualmente, chiede aiuto dapprima ai suoi famigliari ed amici, poi attraverso la psicoterapia e, in casi estremi, attraverso l’intervento psichiatrico e comunque sempre all’interno di una relazione. L’ultima istanza del “sé” è il corpo che si ammala e che chiede aiuto quindi alla Medicina, bisogno estremo di cura, ovvero di attenzione. Per esteso anche nelle arti si assiste sempre a processi relazionali integrati, che aprono nuove possibilità di significati.
Nel volume di Francesca Pedroni sulla vita e il pensiero del maestro Alwin Nikolais (1910- 1993), coreografo, compositore e pedagogo americano, comprendiamo come nel ‘900 le arti cambiano; “in tutti i campi assistiamo ad una vera rivoluzione, la pittura diventa arte gestuale del colore, la scultura arte dello spazio tridimensionale, la musica viene esplorata come arte del suono, la danza comincia ad essere pensata come arte visuale del movimento”.
Se osserviamo la composizione dei colori su una tela l’armonia è data dalla sintesi degli accostamenti cromatici. E se a volte “una forma è inadatta ad un colore non siamo di fronte ad una disarmonia, ma ad una nuova possibilità” (negli occhi di chi sa vederla).
Nella scultura la materia dialoga con lo spazio e acquisisce senso nella concretezza della tangibilità correlata a dei vuoti.
Nelle architetture ambiente e presenze umane favoriscono un continuo cambio di focalizzazioni in relazione alle assenze/presenze dei vari elementi coinvolti.
Nella letteratura la connessione tra testo scritto e fruitore consente di attivare legami oltre il tempo e spazio fruito nell’istante della lettura, facendoci cogliere per un attimo l’illusione dell’eternità.
Nel teatro il palcoscenico si connette con il teatro dell’anima degli spettatori: gli attori del palcoscenico dialogano non solo tra di loro ma anche con i nostri personaggi interiori, contribuendo ad attivare un processo trans-formativo all’interno delle nostre coscienze.
Nella fotografia si può risvegliare la cura del ricordo, contribuendo a personificare presenze anche nelle assenze fisiche. È questa una medicina preziosa per la nostra anima che diviene cosi capace di mantenere un dialogo attivo anche all’interno di eventi traumatici (lutti , separazioni, malattie…).
“Nella danza tutti i confini che l’umanità ha costruito nel corso della sua evoluzione si annullano. I confini tra corpo e anima, tra espressione libera dei sentimenti e finalità utilitarie, tra sociale e individualismo, tra gioco, culto, lotta e rappresentazione scenica, tutto si cancella”.
Tutto è presente nella danza: chi danza acquista potere magico che esprime vittoria, salute, vita, un legame mistico che unisce le tribù e il libero manifestarsi della propria individualità. La danza in sé conserva l’unicità di essere un’arte dinamica dove si incontrano, interagiscono e si fondono la danza di Apollo, “chic”, bella, stabile, sicura di se stessa, aristocratica e quella di Dioniso, “libera”, spontanea, instabile, irrequieta, rustica, e solo nella sottile alleanza delle due si rivela e si esprime colui che danza.
Il dialogo con noi stessi, e in seguito con altre relazioni, è paragonabile alla connessione di un singolo dettaglio all’interno dell’intera opera d’arte. Osservando ad esempio un isolato piccolo frammento di cratere a campana (figura sotto al titolo), a emozionarci e incantarci non è solo la sua unicità isolata ma di riflesso la sua capacità di spingerci ad immaginarlo nella sua completa, integra e armonica bellezza, ovvero sia nel dettaglio sia come parte dell’intero cratere.
Similmente, osservando ogni individuo e analizzando le aree che lo compongono (operativa, sociale, intellettuale, affettiva, motoria e organica), ne apprezziamo ogni singola e rara peculiarità, ma ne ammiriamo la sua complessa somma di tutte le componenti che concorrono a definire l’identità.
In sintesi possiamo anche dire che la conoscenza è più soddisfacente e ricca se avviene in un rapporto dialettico tra dettagli e allargamento della visione verso la totalità, sia nell’opera d’arte sia nelle relazioni.
Curt Sachs, un etnomusicologo e organologo tedesco (1881-1959), nel testo “Storia della danza” scrive: la danza è madre delle arti. Musica e poesia si determinano nel tempo, le arti figurative e l’architettura nello spazio: la danza vive ugualmente nel tempo e nello spazio… In essa creatore e creazione, opera e artista, fanno tutt’uno.
Anche un semplice movimento si genera dall’interazione di quattro fattori che lo compongono: spazio, tempo, peso e flusso (Rudolf Laban).
La musica è arte più antica fra le arti e si esprime mediante i suoni, astratta per eccellenza ha costituito la prima fase del linguaggio umano. In essa riconosciamo i vari elementi che la compongono: il ritmo, elemento primario comune alla danza (definita il cuore della musica, carica energetica), la melodia (successione logica di suoni diversi, espressione del sentimento), l’armonia (successione logica di accordi che completa e ambienta la melodia) e il timbro ( particolare qualità del suono che permette di distinguere due suoni con uguale frequenza o altezza). A lei diamo l’incredibile riconoscimento di saper connettere persone e unire individui. La musica è fare gruppo, essere in squadra, raccolti e coesi, come nelle orchestre e nei concerti. La musica accompagna momenti felici, tristi, solitari, ci aggrega e contribuisce a renderci più forti e sereni. Proprio in questo periodo di lockdown, i cori e le melodie dei balconi ci hanno incoraggiato e scaldato il cuore.
Nel cinema poi, definita la settima arte in quanto raggruppa tutte le precedenti, proiettandole su uno schermo, le connessioni si attivano a più livelli amplificando lo spazio e il tempo emozionale, oltre la visione ed aprendo nuovi possibilità dialogiche sia con noi stessi sia in una discussione a posteriori.
Dalla completa sinergia delle arti: danza, mimo, canto, pittura e scultura nasce il teatro totale che vuole riscoprire il senso della comunicazione artistica. Il teatro totale rinuncia ai codici classici e ne adotta altri, diversi, supera il limite della parola scritta che passando in secondo piano, lascia spazio al gesto e all’azione. Nel teatro totale i costumi, le luci, le immagini, i suoni, sono parte integrante dell’opera, non sono solo semplici ed importanti accessori. In scena il “danzattore” poliedrico non si identifica più nel personaggio ma diventa il performer.
È evidente la funzione educativa e formativa di questi preziosi strumenti che in ogni campo concorrono a creare la sinergia del lavoro interdisciplinare.
Saper dialogare vuol dire lasciare testimonianze, sia come tracce reificate, sia come costruzione di valori e pensieri che esprimono il nostro desiderio di continuità oltre il limite (eterna diade vita-morte).
Bibliografia
AA.VV., Saggi e articoli
D. Dupuy, La seggezza del danzatore, Mimesis/Eterotopie (2014)
B. Edvards, Disegnare con la parte destra del cervello, Longanesi (1982)
W. Kandinsky, Lo spirituale dell’arte, Edizione Bompiani (1993)
E. Lonero D. Pacelli, La settima arte: lezioni d’autore, Edizione Studium (2005) V. Ottolenghi, L’enigma, l’estro, la grazia, Mimesis/Eterotopie (2014)
F. Pedroni, Alwin Nikolais, L’Epos (2000)
C. Sachs, Storia della danza, Il saggiatore, Net (2006)